COS’E’ IL MUTISMO SELETTIVO?
Nei bambini con Mutismo Selettivo c’è una persistente incapacità di parlare che incorre solo in situazioni sociali specifiche, ad esempio a scuola o con i coetanei, mentre si mostrano sufficientemente abili in contesti differenti, ad esempio con i familiari stretti.
Prima di poter parlare di Mutismo Selettivo occorre però discriminarlo dal ritardo mentale, schizofrenia, afasia e perdita dell’udito e da altri comportamenti mutatici di differente natura, come ad esempio inibizione e ritrosia dovuta a disturbi della comunicazione o della fonazione (es. balbuzienti o dislalici), o ad un ambiente socioculturale molto differente (es. immigrati o bambini abituati ad esprimersi in modo solo dialettale).
Le manifestazioni del Mutismo Selettivo appartengono prevalentemente all’area dell’ansia sociale, con un ampio repertorio di emozioni e comportamenti inquadrabili come imbarazzo, timidezza, isolamento sociale e ritrosia. In alcuni casi può svilupparsi verso alcuni interlocutori selezionati una condotta di vicinanza. In ambito domestico invece possono essere presenti accessi di collera, oppositività e un controllo eccessivo del comportamento altrui.
QUANDO E PERCHE’ INSORGE?
Negli anni che precedono l’insorgenza si possono notare manifestazioni tipiche dell’ansia da separazione, che nel tempo sembrano strutturarsi specificatamente in un’ansia di natura sociale.
L’esordio è generalmente prima dei cinque anni, e più specificatamente le prime manifestazioni si evidenziano con la scolarizzazione. In genere, alcune condotte sono meglio tollerate nei primi anni della scuola materna, mentre, quando si inizia a considerare l’opportunità dell’accesso alle scuole elementari, la persistenza del comportamento mutacico inizia ad allarmare istituzioni e famiglia proprio perché diventano più evidenti l’interferenza con gli apprendimenti e l’integrazione, e la diversità con la maggioranza dei bambini di pari età.
Le cause specifiche alla base dello sviluppo del MS sono attualmente oscure; studi recenti concordano per un’ipotesi multifattoriale che vede alla base dell’eziologia del disturbo molto probabilmente l’interazione tra molteplici fattori, tra quelli più prettamente biologici/costituzionali (i bambini sono maggiormente ansiosi, timidi, diffidenti e riservati) e quelli ambientali, più nello specifico, socio-culturali e familiari. L’interazione di queste diverse variabili può costituire per ciascun bambino una specifica condizione di rischio a sviluppare un comportamento di mutismo e quindi determinare una predisposizione all’esordio e allo sviluppo di questo disturbo.
COSA SI PUO’ FARE?
La scuola è di solito il luogo più difficile in cui stare per i bambini selettivamente muti. Gli insegnanti e i pari si aspettano che tutti i bambini partecipino alle attività scolastiche e di solito l’attenzione viene rivolta proprio verso coloro che non partecipano.
Importante è quindi non fare pressione per far parlare il bambino, perché agendo in questo modo si otterrebbe l’effetto contrario, cioè fare sentire il bambino ancora di più al centro dell’attenzione e a disagio, aumentando l’ansia da lui provata. L’obiettivo principale delle insegnanti deve essere quello di far sentire il bambino rilassato e a suo agio.
Altre cose da non fare sono:
Il trattamento elettivo è di tipo integrato fra logopedia, terapie comportamentali e il sostegno psicologico della famiglia. Deve essere finalizzato a diminuire l’ansia, aumentare l’autostima e il senso di sicurezza nelle situazioni sociali.
Alcune tecniche che vengono adottate nella terapia comportamentale sono: